«Un cocktail per Bresciaoggi? Ci devo pensare perché il punto di forza qui è il caffè, ovviamente al pistacchio e quindi, chissà che l’ingrediente segreto di questo possibile cocktail non abbia proprio un bel colore verde...»: ci scherza un po’ su Claudio Pennacchio, del bar Pistakkio di via Solferino, ma in realtà ci penserà davvero per bene. Ma intanto è sempre molto indaffarato alla macchina del caffè del suo locale, locale aperto ormai undici anni fa, dopo aver provato una serie di lavori diversi, dall’operaio all’autista «ma l’idea di fare il barista mi ha sempre attirato e così, una volta rimasto senza lavoro, mi sono detto: perché non provarci? E così mi sono buttato», spiega ancora Pennacchio, 38 anni e una bimba piccola, Matilde, con la quale passa i fine settimana, quando cioè tiene chiuso il bar. Nell’entusiasmo e nell’urgenza di voler subito partire con la sua avventura non è stato troppo a pensare al nome: «In una notte ho deciso e la scelta di usare le due k è stata dettata dalla voglia di cambiare un po’ la normalità – ricorda – e poi il nome evoca uno dei prodotti speciali del mio bar, il caffè al pistacchio appunto, che non si può descrivere a parole: occorre provarlo, degustarlo al bancone o ai tavoli, ma l’importante è assaporarlo con tutto il tempo che un caffè simile merita». Accompagnato con le brioches artigianali, il caffè di Claudio Pennacchio arricchisce le colazioni e pure i dopopranzo, mentre per gli aperitivii serali il re è ovviamente il pirlo. A seconda del momento della giornata la clientela cambia: a pranzo si tratta spesso per lo più di persone che gravitano attorno al tribunale e agli uffici della zona, mentre per gli aperitivi arrivano anche ragazzi della zona e gli avvocati che chiudono i loro studi e si concedono una pausa di stacco. «A pranzo piacciono tantissimo le focacce ripiene e pure le insalatone, soprattutto quando fa caldo e si mangia volentieri un piatto freddo, magari seduti ai tavolini all’esterno che sono presi d’assalto in certe ore – spiega Pennacchio – ma c’è posto anche all’interno, ho una sala al piano interrato che ormai si riempie di più dell’esterno». Questo implica più controlli per l’incombenza del Green pass: «Un compito che non dovremmo svolgere noi baristi perché abbiamo già tanto altro da fare, ma poiché la legge ce lo impone, lo facciamo, anche se, in certi momenti di pienone, con l’acqua alla gola», ammette il barista che si fa aiutare da Daniela e, qualche volta, pure dalla sua compagna, Jennifer, la mamma di Matilde. Al di là della fatica del controllo non ci sono stati problemi con i clienti «per lo meno finora e spero che continui così», si augura Pennacchio che tanto ha penato in periodo di lockdown: «I primi tre mesi era chiuso tutto, poi quando c’è stata la possibilità dell’asporto ho ripreso ma ero solo, quindi niente domicilio. Con le due estati è andata bene, sebbene in agosto qui si chiude perché non avrebbe senso tenere aperto un bar quando tutti gli uffici e il tribunale sono chiusi». La pandemia si è fatta sentire anche al Pistakkio, ma «ho retto l’urto, sebbene fosse uno tsunami più che un urto, ma lo è stato per tutti e anche per me è stata una bella botta dalla quale piano piano ci si riprende, incrociando le dita». •. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il gusto unico di quel «Pistakkio» speciale
